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Il filo conduttore dell’intero ciclo a fresco è costituito da un gioco tra realtà e
finzione, già caro al Veronese, ad iniziare dalle effettive aperture sul parco
del lato a est che permettono l’accesso alla sala, alle quali fa riscontro sulla
parete opposta a ovest, una serie di illusionistiche balconate affiancate da
lesene, divenute campiture a fiori appena recisi e a vividi uccelli esotici, cari
all’Ottocento.
Da qui, inquadrate sullo sfondo di un paesaggio notturno, il tempo delle
feste, fanno il loro ingresso le coppie degli invitati al ballo.
Un riflesso di quella società dell’epoca amante di feste, in particolare a
Venezia celebre per i suoi teatri e ridotti e ben nota a Giacomo Casa che,
secondo l’ottica ottocentesca, ha saputo coglierla nei suoi aspetti più tipici.
A ciò si aggiunge l’uso della tempera da parte dell’artista che gli ha
permesso di esprimere appieno le sue capacità luministiche nelle vesti,
nonché la sua sensibilità pittorica per i particolari.